I giovani sono come le rondini

 Conferenza internazionale della gioventù per la pace e il disarmo 

26 febbraio 1964

 

Cari amici,

permettete che dopo avervi dato il benvenuto più cordiale di Firenze -che è felice di aprire a voi, con tanta viva ed augurale amicizia, tutte le sue porte!- io vi comunichi le riflessioni che questo convegno internazionale giovanile sul disarmo e sulla pace ha in me suscitate. Che significato ha -mi sono chiesto- questo Convegno? Come si situa nel contesto prospettico della storia presente del mondo? E quale specifica significazione ad esso dà la scelta di Firenze? La risposta a questa domanda il Sindaco di Firenze la ha sinteticamente racchiusa nel testo della pergamena che al termine di questo Convegno voi avrete la cortesia di firmare: una pergamena che costituirà, in certo senso, come il documento di un grande patto che le generazioni nuove di tutti i popoli della terra -idealmente presenti, attraverso di voi, a Firenze- stringono fra di loro per iniziare insieme da amici, anzi da fratelli, un lungo comune cammino: il cammino, ancora pieno di tante difficoltà e di tanti pericoli, verso le frontiere nuove del mondo! Le frontiere nuove, ed inevitabili, cioè, della pace, dell’unità, della libertà e della elevazione ed illuminazione spirituale e civile di tutte le genti. Quelle frontiere nuove che ai popoli di tutto il mondo furono indicate -con tanta chiarezza, con tanta decisione e con tanto amore (in una provvidenziale coincidenza di tempi)- dalle due cattedre più elevate della terra: dalla cattedra religiosa e spirituale di Giovanni XXIII (la cattedra di Pietro!); e dalla cattedra politica e civile di John Kennedy.

La ” Pacem in terris ” di Giovanni XXIII, per un verso, ed il discorso di investitura di Kennedy del 6 gennaio 1961; (integrato dal discorso del settembre 1961 all’ONU e dai successivi), per l’altro verso, costituiscono, in certo senso, quasi la carta di navigazione che indica ai popoli di tutto il pianeta (con particolare nguardo alle generazioni nuove) le inevitabili nuove frontiere – frontiere bibliche, apocalittiche!v- della storia presente e futura del mondo. Il testo della pergamena dice, dunque, così: “le generazioni nuove di tutti i popoli della terra convenute a Firenze alzano dalla terrazza di Palazzo Vecchio il loro sguardo pieno di speranza verso le nuove frontiere storiche del mondo -le frontiere della pace, dell’unità, della libertà, della elevazione spirituale e civile di tutte le genti- e si impegnano di attraversarle insieme e di costruire insieme la nuova, universale, pacificata e fraterna casa degli uomini “. Il testo della pergamena è sormontato e come inquadrato da tre grandiose citazioni bibliche che proiettano tanta luce di speranza sulla storia del nostro tempo: – la prima indica le dimensioni mondiali, unitive della grande avventura storica e spirituale di Abramo, il comune patriarca di tutti i credenti: “Alza gli occhi, e, dal luogo ove sei, guarda a settentrione ed a mezzogiorno, ad oriente e ad occidente: …la tua discendenza sarà come la polvere della terra: se potrà un uomo contare i granellini della polvere della terra, potrà anche contare i tuoi discendenti ” ;- la seconda riporta l’invito di Cristo ad alzare gli occhi per guardare in prospettiva la certa primavera di grazia cui è destinata la storia millenaria dei popoli: “Non dite voi: ancora quattro mesi e poi la mietitura? Ebbene, io vi dico: alzate gli occhi e mirate i campi che già biondeggiano per le messi“;. – la terza ha riferimento alle generazioni nuove internamente sollecitate e decisamente avviate verso la nuova avventura di grazia e di pace cui Dio le chiama: “Questa è la generazione di quelli che lo cercano, che cercano il volto del Dio di Giacobbe “. Ecco, cari amici, il contenuto ed il significato del patto che voi firmerete e di cui questa pergamena sarà -nei tempi futuri – l’inconsumabile documento! (…)

Cari amici, io potrei qui chiudere il mio discorso di saluto e di introduzione al vostro congresso: le cose, infatti, che vi ho detto esprimono, in sintesi, l’intiero giudizio (positivo, di speranza) che il Sindaco di Firenze dà al Congresso! Penso, tuttavia, che un certo ampliamento analitico di questo discorso sia a voi gradito e porti un certo contributo per gli orientamenti fondamentali dei vostri lavori. Il vostro congresso a noi pare abbia un duplice significato ed un duplice fine : 1) prendere piena consapevolezza delle sconfinate dimensioni della nuova epoca storica e delle inevitabili frontiere nuove verso le quali essa chiama le nuove generazioni dei popoli di tutto il mondo; 2) iniziare insieme, -partendo, per così dire, da Firenze- questo cammino arduo, ascensionale, pieno di resistenze e di pericoli, che attraversa le frontiere nuove del mondo e conduce -come abbiamo detto- alla terra della pace, dell’unità, della libertà e della illuminazione spirituale e civile di tutte le genti.

Ebbene, questi due punti hanno bisogno di una certa precisazione e di un certo chiarimento. Ed anzitutto, amici, io vi domando: è espressione retorica o è precisa e sperimentata verità storica, l’affermazione che la storia umana è entrata in un’epoca radicalmente nuova e di sconfinate dimensioni? Ditemi ancora (a prova di questa affermazione): è vero o no che siamo sul crinale apocalittico della storia del mondo? che, cioè, per effetto della scienza e della tecnica nucleare e spaziale, la guerra non è più fisicamente possibile (pena la distruzione fisica della terra!) e che, perciò, non c’è alternativa alla pace millenaria -biblica!- dei popoli? La risposta non è più dubbia, amici: e la risposta non viene dal Sindaco di Firenze (che ebbe dodici anni or sono l’ingenuità di dire queste cose! Lo dissero un illuso!) viene dalle più alte cattedre scientifiche, tecniche e politiche del mondo. Dovrei citare gli scritti di Einstein, Jaspers, Oppenheimer, Pauling (oltre, è evidente, quelli degli scienziati e tecnici sovietici e di ogni altra parte del mondo): mi limito ad una citazione tratta dal caratteristico, significativo e recentissimo libro di un grande fisico nucleare: il libro del Philbert: ” Christliche Profetie und Nuklearenergie “: l’inizio di questo libro dice testualmente: “mai prima si era presentato il pericolo che la terra potesse essere resa inabitabile per opera umana”. Un evento ” vielsaitiges verwickeltes Geschehen ” minaccia oggi la terra: oggi, in questo decennio dopo il 1960, in cui fisica e tecnologia si ricongiungono in modo sorprendente ed il inaspettato con i discorsi escatologici di Cristo e dell’Apocalisse. In questo momento sinistro dell’incontro viene la fine della storia, la distruzione della terra diventa il potenziale presente”. Questa citazione io feci, appunto, alla Tavola Rotonda di Mosca. O distruzione apocalittica della terra e del mondo o edificazione millenaria -apocalittica anch’essa (Apoc. XX, 2 sgg.) – della pace: altra alternativa non c’è: ” tertium non datur! “

E se dalle cattedre scientifiche e tecniche del mondo, passiamo a quelle spirituali ed a quelle politiche, la risposta è analoga: basti citare la ” Pacem in terris ” di Giovanni XXIII ed i discorsi delle guide politiche più impegnate e più responsabili della storia presente del mondo: i discorsi di Kennedy, di Krusciov, di McMillan (per limitarci ai tre firmatari del patto nucleare di Mosca del 5 agosto 1963). Ecco, amici, la nuova fondamentale frontiera della storia nuova del mondo: la frontiera biblica, apocalittica, della pace! Ma questa frontiera è collegata organicamente ad altre frontiere parimenti nuove che bisogna, con decisa volontà politica, attraversare: le frontiere, cioè, della unità, della libertà e della illuminazione spirituale e civile di tutti i popoli e di tutte le nazioni della terra. Cosa significa amici, tutto ciò? Significa che i popoli e le nazioni di tutto il mondo costituiscono, ormai, ogni giorno più -a tutti i livelli- una unità indissociabile (anche se -come ogni vera unità- plurima e, perciò, riccamente articolata: ” multitudo ordinata! “), significa che i problemi scientifici, tecnici, economici, sociali, politici, culturali e religiosi di ogni popolo sono problemi la cui soluzione interessa organicamente tutti gli altri popoli del globo! Tutti i muri sono spezzati: tutte le barriere sono infrante; tutti gli schemi mentali di divisione sono tolti; i confini dei popoli sono trasformati da muri che dividono in ponti che uniscono!

L’avventura storica degli uomini appare ormai, con estrema evidenza -mai c’era stata tanta evidenza come ora- una avventura unica; una avventura solidale; una stessa fragile barca nell’oceano cosmico; appare ormai la terra sulla quale siamo tutti imbarcati (Pascal!); c’è una stessa millenaria navigazione; attraverso l’oceano cosmico: c’è una stessa rotta; vi sono gli stessi porti di civiltà (disseminati sulla terra e nel cosmo); e c’è uno stesso porto biblico fmale al termine della serie indefinita delle generazioni e dei secoli! 
Non facciamo fantascienza dicendo queste cose: vediamo la realtà storica quale essa è; e la vediamo ponendoci nella prospettiva (tanto facile a scorgersi appena vi si presta attenzione!) della immensa esplosione demografica (cui tutte le altre esplosioni si coordinano: da quelle scientifiche a quelle tecniche, economiche, sociali, culturali, politiche e religiose) che avrà luogo nei prossimi decenni (7 miliardi di uomini nel 2000 e 20 miliardi fra 100 anni) e che farà della terra una sola città destinata ad ospitare la intiera famiglia dei popoli! 
Quando voi avrete cinquanta o sessanta anni (quanti ne ho io!) l’umanità avrà fatto un immenso cammino nella strada dello spazio: la tecnica avrà creato una civiltà di spettacolari dimensioni: e la casa comune degli uomini, la civiltà comune ed unica degli uomini sarà stata essa pure edificata a dimensioni planetarie e cosmiche: sarà la città spaziale di domani! Voi, amici, perché giovani nell’età, nell’intelligenza e nel cuore, queste cose le comprenderete: anzi siete da esse, per così dire, intrinsecamente posseduti.

Le generazioni nuove sono, appunto, come gli uccelli migratori: come le rondini: sentono il tempo, sentono la stagione: quando viene la primavera essi si muovono ordinatamente, sospinti da un invincibile istinto vitale – che indica loro la rotta e i porti!- verso la terra ove la primavera è in fiore!Così le generazioni nuove del tempo nostro: ” haec est generatio quaerentium eum “. Sentono il tempo: sentono la stagione storica nuova del mondo; sono internamente mosse da un invincibile istinto vitale che Dio loro comunica e che fa loro scoprire ed attraversare le frontiere nuove e le introduce -come Israele!- nella terra promessa ove scorre il latte ed il miele: la terra della pace, dell’unità, della libertà e della elevazione spirituale e civile i tutte le genti. Se tutto ciò è vero -ed è vero!- che fare allora? La risposta appartiene ad uno degli scopi essenziali di questo congresso: iniziare, appunto, insieme, (partendo da Firenze) arditamente, questa strada in ascesa -ancora ripiena di tante pietre di inciampo, di tante resistenze e di tanti pericoli- per attraversare le frontiere nuove della storia e pervenire così, come si è detto, alla terra promessa della pace, della unità, della libertà, della elevazione ed illuminazione spirituale e civile di tutte le genti.

Amici, questa strada è stata già aperta lo scorso anno (in quel 1963 che resterà memorabile, proprio per questo, nella storia futura del mondo: un anno che sarà sempre ricordato in benedizione dalle generazioni future e che sarà contrassegnato con due nomi: Giovanni XXIII e Kennedy). A questa strada noi, nella Tavola Rotonda di Mosca dello scorso dicembre, abbiamo dato il nome biblico di “strada di Isaia”: perché? Ascoltate il testo biblico: esso vi darà la spiegazione! “E sarà negli estremi giorni il monte della casa del Signore preparato in cima ai monti, innalzato sopra i colli, e vi affluiranno tutte le genti. E popoli numerosi accorreranno dicendo: venite, saliamo al monte del Signore e alla casa del Dio di Giacobbe, e ci insegnerà le sue vie e cammineremo pei suoi sentieri; perché da Sion la legge uscirà e la parola del Signore, da Gerusalemme. E giudicherà le nazioni, e farà da moderatore tra le moltitudini dei popoli; e trasformeranno le loro spade in aratri e le loro lance in falci, e non brandirà più spada gente contro gente, e non si eserciteranno più oltre a far battaglia“. Come è bello! Quale luce profetica! E’ stato scritto tremila anni or sono e proietta vivissima luce sul destino storico presente e futuro del mondo. Strada di Isaia: cioè non solo strada del disarmo (e, perciò, della cessazione delle guerre e della genesi della pace universale) ma altresì strada della fioritura della civiltà: della conversione delle spese per gli armamenti che distruggono, in spese per aratri che seminano e per falci che mietono! Astronavi invece di missili. Cioè spese per la fioritura della terra e della civiltà! Piani mondiali (biblici anche essi), perciò, per sradicare ovunque la fame, la disoccupazione e la miseria (ancora due miliardi di denutriti); per sradicare ovunque l’ignoranza (un uomo su due non sa ancora leggere); per combattere ovunque la malattia e prolungare la vita; per sradicare ovunque la schiavitù e la tirannia (il colonialismo; il fascismo ed il nazismo; il razzismo; l’antisemitismo; il nazionalismo; lo statalismo, il dogmatismo, l’ateismo di Stato, lo stalinismo)!

Ecco la strada biblica ed il piano biblico di Isaia: la strada che fa attraversare le nuove frontiere del mondo e che introduce nella terra della pace e della fioritura spirituale e civile dei popoli di tutto il pianeta! Fra queste pietre da levare rapidamente permettete che il Sindaco di Firenze -credente, cristiano, che non ha mai fatto mistero (neanche al Cremlino) della sua fede e che anzi ne ha fatto, come ha potuto, una forza vitale al servizio della pace e del bene spirituale e civile degli uomini- ve ne indichi fraternamente una: l’ateismo di Stato! E’ un ramo secco: è strumento di intolleranza; appartiene alla vecchiezza storica; viene dal contesto storico dell’Ottocento capitalista e borghese; è un infantilismo scientifico e culturale: una eredità passiva della cultura borghese dell’Ottocento: strumento di classe, in qualche modo, per sottrarre ad ogni giudizio di valore le terribili “leggi” dell’economia di mercato (le leggi di bronzo della disoccupazione e dei salari!) e quelle pure terribili della politica nazionalistica di guerra di dominio e di oppressione. Marx stesso -in un certo senso, viste le cose in un certo contesto storico- se vivesse oggi non affermerebbe di essere ateo: il suo messaggio si radica, infatti, in un certo senso, nel messianismo di giustizia terrestre [piantato nella sua anima di ebreo] che costituisce l’animazione profonda del messaggio d’Israele.

Levate, amici, questa pietra d’inciampo che fa tanto ostacolo -credetelo!- al nostro comune cammino: i popoli giovani, le generazioni giovani, in generale hanno un potenziale religioso che è di immenso valore creativo per la storia del mondo. Dobbiamo mettere questo potenziale creativo -questa immensa forza vitale- a servizio dei nostri ideali: per trasformare il mondo e non solo per interpretarlo (come è detto in un testo di Marx che voi ben conoscete!). Per edificare una città nuova attorno alla fontana antica (come disse Giovanni XXIII). Pensate alla luce, alla speranza, ed alla gioia che si spargerà su tutto il mondo (ed in modo tanto marcato in quello dei popoli nuovi) quando questa pietra d’inciampo non farà più da ostacolo al nostro cammino e la luce vivificante di Dio potrà tornare ad irradiarsi -senza ostacoli e senza intolleranza- per elevarli, nella bellezza, nella cultura, nella civiltà, nella pace, su tutti i popoli e su tutte le genti. Cari amici, ecco dunque, il significato -visto nel contesto storico presente- di questo vostro convegno. Le generazioni nuove di tutti i popoli della terra, presa coscienza della nuova grande epoca in cui la Provvidenza ha introdotto la storia del mondo, si apprestano ad attraversarne, insieme, fraternamente, arditamente, le frontiere: a camminare insieme, cioè, lungo la strada biblica di Isaia.

E permettete, cari amici, che a chiusura di questo mio discorso -pensando alla storia fiorentina di questi ultimi dieci anni- io vi dica: quale catena di pace è stata in questi anni qui, in questo Salone dei Cinquecento, costruita, aggiungendo anello ad anello! (…)Possiamo ben dirlo: abbiamo visto -a Firenze- malgrado tutto, fiorire la speranza! “Spes contra spem!” L’Arno è davvero il fiume della pace e le sue rive sono fiorite (per riferinni ad un proverbio recentemente citato dal Signor Krusciov! ). Cari amici, ecco, dunque, -come noi lo vediamo – il senso di questo convegno; il senso di questa cerimonia; il senso di questa pergamena! Si alza di nuovo, in questi giorni, sulla torre di Arnolfo, il vessillo fiorentino della pace ” spes contra spem “: una torre alta che viene idealmente vista- in certo senso- da ogni angolo della terra. Questo vessillo annunzia di nuovo ai popoli di tutto il mondo, alle generazioni nuove di tutto il mondo, il messaggio fiorentino -cristiano ed umano- della pace. La famiglia umana – dice questo messaggio – vivrà in pace, in unità; sarà in progressiva crescita spirituale e civile; sarà come una famiglia di fratelli che vivono nella stessa casa ( la terra ), sotto la stessa volta (la comune civiltà), e sotto la luce vivificante della stessa lampada; la luce e la benedizione del comune Padre che è nei cieli!

                                                                                                                                                                             Giorgio La Pira


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